sabato 27 giugno 2015

Segnali deboli e forti del mercato green in Italia

Nella breve analisi che ho condotto in queste ultime settimane sono emersi i segnali che seguono e che potrebbero rappresentare la cornice strategica per la messa a punto dei vostri progetti di green marketing strategico.
Di seguito alcune osservazioni che trapelano da ricerche di mercato sui temi maggiormente condivisi (Oltre 90%) dagli operatori economici italiani:


Qual'è l'opinione degli imprenditori italiani in merito ai fini che l'economia deve perseguire e alla CSR?


  • Il fine dell’economia al tempo della green economy deve essere quello di garantire il benessere sociale nel tempo per tutti gli individui.
  • L’economia, intesa come il complesso di tutte le organizzazioni che perseguono obiettivi profit, no profit e sociali, deve puntare sull’ottimizzazione delle risorse scarse e deve perseguire un uso più efficiente dell’energia e delle risorse naturali per l’ottenimento dei suoi scopi.
  • Questa deve generare le condizioni per la propria sopravvivenza attraverso la creazione delle proprie condizioni di resilienza e di quelle del sistema nel quale le organizzazioni operano e al quale appartengono.
  • Un’organizzazione che persegua obiettivi di responsabilità sociale e ambientale ha maggiori probabilità di successo sul mercato: osservazione che trova ampio riscontro tra le organizzazioni grandi e molto grandi, mentre è significativamente molto più bassa tra aziende piccole e micro.
  • Tra le aziende e le organizzazioni più grandi vi è la totale adesione all’idea secondo la quale la domanda deve essere anch’essa di qualità al fine di riconoscere meglio il valore delle azioni green intraprese.
  • La qualità dei processi produttivi coniugata con la creazione di valore condiviso, è funzionale ad attrarre talenti professionali di qualità, risorse indispensabili per la competitività sul mercato.
  • Il personale deve essere attivamente coinvolto con gli obiettivi aziendali e con le azioni di responsabilità sociale.

Qual'è l'opinione degli imprenditori circa la crisi economica?


Le opinioni in merito che riscontrano il più alto livello di condivisione sono:
  • C’è chiaramente una totale consapevolezza della profondità e gravità della crisi economica.
  • Le metodologie fino ad oggi utilizzate per generare competitività e valore differenziale non sono più sufficienti per creare prospettive durature di sviluppo.
  • Praticamente tutte le organizzazioni sono d’accordo nel considerare che la crisi sia fortemente aggravata dagli sprechi nella spesa pubblica, dalla corruzione e dall’inneficienza della politica.
  • Innovare, differenziare, convertire produzioni e consumi in direzione green potrebbe contribuire in modo significativo alla ripresa economica, generando nuovi investimenti ed occupazione.
  • Di rimando uno scarso numero di organizzazioni conosce i rischi relativi ad attività di green e white washing.
  • Per far fronte alla crisi economica ed energetica è necessaria una rivoluzione basata sul risparmio e sull’efficienza.
  • L’Italia può uscire meglio dalla lunga recessione se trova la capacità di valorizzare la sua vocazione alla qualità e alla bellezza.
  • Molto diffusa la convinzione tra le piccole aziende che la finanza debba essere soggetta a più controlli e legata alla località degli investimenti. Opinione che invece trova scarsa adesione tra le aziende molto grandi.
  • Sempre tra le piccole emerge con forza l’impellenza di strumenti di credito agevolato per poter impostare la propria attività su una dimensione green.
  • I finanziatori sono scarsamente attratti da progetti di efficienza energetica soprattutto nel caso di progetti medi e piccoli.

Cosa pensano della green economy?


Le opinioni più diffuse rispetto alla green economy tra le organizzazioni/imprese italiane:
  • Un impresa green deve produrre con processi produttivi di alta qualità.
  • Un’impresa tradizionale può avviare un processo di riconversione green solo se realizza un serio programma di interventi e di investimenti finalizzati a raggiungere alti standard qualitativi in termini ecologici dei processi produttivi, distributivi e promozionali dei prodotti e servizi offerti.
  • Di fondamentale importanza è la visione e i valori della persona o delle persone preposte alla guida dell’organizzazione che vuole orientarsi verso la green economy.
  • La valorizzazione delle certificazioni ambientali riscontra un largo consenso tra le aziende molto grandi, mentre le si riconosce un valore molto più ridotto, tra quelle più piccole.
  • La green economy in Italia deve andare di pari passo con il riconoscimento, recupero e valorizzazione delle eccellenze locali.
  • La comunicazione delle buone pratiche deve essere facilitata a tutti i livelli anche al fine di creare una domanda qualificata.

Alcune conclusioni preliminari.


Sulla base di queste opinioni largamente diffuse, vorrei trarre poche conclusioni essenziali di carattere preliminare che potrebbero costituire l’ossatura concettuale di qualsiasi progetto di green marketing in Italia:
  • Qualsiasi investimento nell’ambito della green economy e della Csr è sinonimo di qualità dei servizi e dei prodotti offerti.
  • La domanda è scarsamente qualificata limitando in questo modo il valore di mercato delle iniziative virtuose.
  • Sono maggiormente sensibili a strategie Csr e Green le grandi aziende.
  • E’ molto elevato il rischio di Green Washing.
  • Un approccio Green al mercato è una buona premessa per la capacità competitiva futura dell’organizzazione.
Ne deriva che l'azione strategica dovrà tener ben presenti le premesse che seguono:
  • E’ necessario incentivare un approccio sistemico alle politiche gestionali e strategiche delle organizzazioni
  • Ogni iniziativa deve vivere della doppia anima, nazionale e locale.
  • Si rende indispensabile lavorare per la creazione di una domanda e di un’offerta qualificate

Non mi resta che augurare buon lavoro a tutti cari colleghi!