Il commercio non è un’abilità, ma un metodo scientifico dotato di strumenti più o meno efficaci a seconda del contesto.
L’abilità innata è quella che consente a qualche fortunato di far proprie certe tecniche con maggior facilità o di compensare certe carenze metodologiche con la parlantina e la spigliatezza.
Ma il metodo è un’altra cosa e si impara.
E’ necessario quindi compensare queste lacune con lo studio.
Inoltre bisogna prima abbandonare la cultura degli alibi e guardare al successo degli altri con ammirazione nella consapevolezza che questo è il frutto di anni e anni di applicazione metodica di un sistema commerciale e di duro lavoro.
Essere consapevoli di questo significa anche ammettere a se stessi che la mancanza di risultati è il frutto di qualche errore che stiamo commettendo.
E prendere consapevolezza del fatto che si sta sbagliando, significa che si è predisposti a imparare come risolvere il problema.
L’errore è parte di un percorso istruttivo e una cosa del tutto normale nella vita.
Sfortunatamente una certa cultura del successo ha creato dei mostri.
Come spiegava simpaticamente Velasco è la sindrome del computer che qui di seguito vi illustro.
Quando mio figlio prende in mano uno smartphone o un computer, lo vedo che senza istruzioni, dopo poco arriva a fare quello che si era proposto di fare.
Io invece, con un computer nuovo o un telefonino che usa android piuttosto che ios, dopo poco mi sento un perfetto imbecille e lascio perdere.
Qual’è la differenza?
La differenza sta nel valore dato al messaggio di errore e nella presunzione di infallibilità dell’adulto.
Cosa vuol dire?
Significa che quando un bambino non riesce o gli appare un messaggio di errore, lo interpreta come, “Fallo in un altro modo, così non va”.
Prova sbaglia, riprova, risbaglia, fino a che non ottiene quello che voleva.
Quando noi adulti vediamo un messaggio di errore o non ci riesce qualcosa, quello che realmente leggiamo è “Sei un incapace!”.
E la prima automatica reazione è: "Questo computer non funziona".
La nostra capacità di imparare dipende dal valore che diamo all’errore e al fallimento.
Se siamo così stolti da far coincidere la nostra capacità di azione con quell'episodio, allora è ovvio che troveremo alibi e scuse e finiremo con fermarci lì dove eravamo.
Se invece sappiamo che l’errore è un momento fisiologico e che vi si rimedia studiando, allora siamo in grado di migliorare le nostre performance.
Non solo: ma se facciamo amicizia con gli errori, allora invece di metterli tutti in un unica borsa, sapremo distinguerli e capire quali sono tollerabili perché inevitabili e quali altri invece in determinate situazioni e con la giusta preparazione, non dovrebbero accadere.
Per questa ragione quello che io vorrei insegnare non è semplicemente un metodo di vendita, ma vorrei avviare un percorso virtuoso e costante di crescita professionale.
Parlerò sempre di ottimizzazione e non di perfezionamento proprio perché da oggi in poi dobbiamo sapere che la perfezione non esiste e che quello che vogliamo sono progressi costanti.
Non cercare di raggiungere l’irraggiungibile.
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