martedì 22 settembre 2015

Saper riconoscere i propri errori è il primo passo verso il successo

Il commercio non è un’abilità, ma un metodo scientifico dotato di strumenti più o meno efficaci a seconda del contesto.

L’abilità innata è quella che consente a qualche fortunato di far proprie certe tecniche con maggior facilità o di compensare certe carenze metodologiche con la parlantina e la spigliatezza.

Ma il metodo è un’altra cosa e si impara.
E’ necessario quindi compensare queste lacune con lo studio. 

Inoltre bisogna prima abbandonare la cultura degli alibi e guardare al successo degli altri con ammirazione nella consapevolezza che questo è il frutto di anni e anni di applicazione metodica di un sistema commerciale e di duro lavoro.

Essere consapevoli di questo significa anche ammettere a se stessi che la mancanza di risultati è il frutto di qualche errore che stiamo commettendo. 
E prendere consapevolezza del fatto che si sta sbagliando, significa che si è predisposti a imparare come risolvere il problema.

L’errore è parte di un percorso istruttivo e una cosa del tutto normale nella vita.
Sfortunatamente una certa cultura del successo ha creato dei mostri.

Come spiegava simpaticamente Velasco è la sindrome del computer che qui di seguito vi illustro.

Quando mio figlio prende in mano uno smartphone o un computer, lo vedo che senza istruzioni, dopo poco arriva a fare quello che si era proposto di fare.
Io invece, con un computer nuovo o un telefonino che usa android piuttosto che ios, dopo poco mi sento un perfetto imbecille e lascio perdere.

Qual’è la differenza?
La differenza sta nel valore dato al messaggio di errore e nella presunzione di infallibilità dell’adulto.
Cosa vuol dire? 
Significa che quando un bambino non riesce o gli appare un messaggio di errore, lo interpreta come, “Fallo in un altro modo, così non va”.

Prova sbaglia, riprova, risbaglia, fino a che non ottiene quello che voleva.

Quando noi adulti vediamo un messaggio di errore o non ci riesce qualcosa, quello che realmente leggiamo è “Sei un incapace!”.

E la prima automatica reazione è: "Questo computer non funziona".

La nostra capacità di imparare dipende dal valore che diamo all’errore e al fallimento. 
Se siamo così stolti da far coincidere la nostra capacità di azione con quell'episodio, allora è ovvio che troveremo alibi e scuse e finiremo con fermarci lì dove eravamo.

Se invece sappiamo che l’errore è un momento fisiologico e che vi si rimedia studiando, allora siamo in grado di migliorare le nostre performance.

Non solo: ma se facciamo amicizia con gli errori, allora invece di metterli tutti in un unica borsa, sapremo distinguerli e capire quali sono tollerabili perché inevitabili e quali altri invece in determinate situazioni e con la giusta preparazione, non dovrebbero accadere.

Per questa ragione quello che io vorrei insegnare non è semplicemente un metodo di vendita, ma vorrei avviare un percorso virtuoso e costante di crescita professionale.


Parlerò sempre di ottimizzazione e non di perfezionamento proprio perché da oggi in poi dobbiamo sapere che la perfezione non esiste e che quello che vogliamo sono progressi costanti. 

Non cercare di raggiungere l’irraggiungibile.

Buon lavoro a tutti.





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Alessandro Grilli 


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