domenica 9 agosto 2015

Seconda parte di "Come parlare in pubblico con successo"

Ecco il secondo articolo della serie "Come parlare in pubblico con successo"
Per il primo vi rimando al link che segue: Come parlare in pubblico con successo

Come vi accennavo in questo articolo proverò a spiegarvi come ci si prepara bene al momento in cui si dovrà parlare in pubblico con successo. 

Diciamo subito che l'efficacia e la qualità del discorso che farete in pubblico è direttamente proporzionale alla vostra preparazione. Niente improvvisazioni quindi. Ogni aspetto del votro discorso dovrà essere studiato previamente e preparato nei minimi dettagli.

Prepararsi bene non significa chiedersi: Che cosa voglio dire? E chiaramente non significa, una volta data una risposta a questa domanda, dire tutto così come ci viene. 

Sfortunatamente come affermava Oscar Wilde "Non c'è mai una seconda occasione per fare una buona impressione la prima volta..."

Le domande che mi devo fare, per preparami bene al mio discorso pubblico (Ripeto che può trattarsi anche di una riunione con una o due persone) sono diverse e sarà giusto farsele nell'ordine che vi indico: 

Qual'è il vero obiettivo della mia presentazione? 
Voglio vendere, voglio convincere, voglio istruire sono alternative che comportano un approccio molto differente. 

Cosa voglio comunicare? 
Ovvero quali sono i messaggi che voglio che i miei interlocutori comprendano e facciano propri? 

Chi sono i miei interlocutori e cosa otterranno dalla mia presentazione? 
Ogni persona o tipo di pubblico che abbiamo davanti ha pretese ed esigenze molto differenti. Non sarà la stessa cosa parlare al direttore generale di un'azienda, al board di una società finanziaria, a un gruppo di ingegneri o a una riunione di massaie. Se non so chi ho davanti e non mi preoccupo di sapere cosa queste persone otterranno ascoltandomi, è molto improbabile che riuscirò a fare colpo. 

Chi sono io per loro? 
Quali sono i rapporti di potere che intercorrono tra noi? Già mi conoscono? Oppure è la prima volta che mi vedono? Perché se il caso è quest'ultimo allora dovrò badar bene alla primissima impressione che farò. 

Qual'è il contesto nel quale parlerò? 
In una sala conferenze, in una sala riunioni o in un ristorante per esempio?
Devo sapere dove, per quanto tempo, a quante persone e con quali mezzi parlerò ai miei interlocutori.

Solo dopo aver risposto in modo esauriente a tutte queste domande, potrò allora farmi la domanda: che cosa voglio/devo dire? 

La nostra mente ha la capacità di attrezzarsi in funzione di come impostiamo il problema e lo fa fornendoci i migliori strumenti per affrontarlo. 
Dobbiamo quindi procedere al contrario di come ci verrebbe spontaneo fare normalmente. 
Piuttosto che concentrarci sul messaggio che vogliamo comunicare, dobbiamo farlo sull'obiettivo del nostro discorso. 

Cosa vogliamo ottenere, in sintesi, dalle persone che mi ascoltano? 
Il risultato non può essere semplicemente che stiano lì a sentirci, ma che si interessino per quello che abbiamo da dire, che lo ricordino e che infine agiscano di conseguenza. 

Mettendoci nei panni degli altri, ci prepareremo per dire loro quello di cui hanno bisogno, ma soprattutto ci prepareremo anche alle obiezioni e ai dubbi che potrebbero presentarci. 
Dobbiamo essere gli avvocati del diavolo di noi stessi. 

Nel prossimo articolo parleremo di come ci si allena per diventare dei bravi oratori e ottenere i risultati desiderati. 

Come sempre, non mi resta che augurarvi buon lavoro. 


Per info e contatti: 
Alessandro Grilli 


Nessun commento:

Posta un commento